Notizie, curiosità, aneddoti e segreti dall’Archivio Storico della Croce Verde di Viareggio

Con il Presidente e gli amici redattori, abbiamo pensato di inaugurare una rubrica storica dal titolo “Annotazioni in itinere“ che vuole offrire ai lettori la possibilità di conoscere più approfonditamente tutti quegli eventi, personaggi e aneddoti che nel corso di una ricerca storica gradualmente e in maniera naturale, come una sorta di work in progress, emergono dalle fonti d’archivio contribuendo a delineare contesti storici di particolare interesse.
Ciò che vogliamo proporre oggi è la pubblicazione di alcuni brani di un manifesto che il Consiglio Direttivo della P. A. si sentì in dovere di far stampare e diffondere nel novembre del 1921 di fronte alle aspre critiche che provocò il mancato intervento della Croce Verde alla cerimonia del 4 Novembre, in occasione della quale si svolgono le celebrazioni in onore del Milite Ignoto, triste icona delle innumerevoli morti causate dalla Prima Guerra Mondiale.

Ma prima di addentrarci nel merito è bene ricordare che se nel 1919 il movimento dei fasci non aveva ancora un’influenza nazionale – tanto che nelle elezioni del novembre non aveva ottenuto nessun seggio – tra il 1920 e il 1921 si assiste invece ad una vera e propria trasformazione del medesimo che da movimento d’ispirazioni rivoluzionarie sociali limitato all’adesione di gruppi marginali della società, viene ad assumere la connotazione di organismo di massa organizzato militarmente. Non vogliamo ora, in questo contesto, addentrarci sul terreno di un’analisi delle dinamiche economiche, politiche e sociali che favorirono questa trasformazione, è certo però che vogliamo ricordare come, in quello stesso periodo, si acutizzarono i fenomeni di squadrismo violento volto a disperdere e distruggere il movimento operaio e tutte quelle forze progressiste che lo sostenevano nelle rivendicazioni sociali. Leggiamo al riguardo che cosa scriveva Benito Mussolini sul Popolo d’Italia il 7 maggio 1921 alla vigilia delle elezioni del 15 maggio che portarono all’entrata in Parlamento di 35 deputati fascisti:

La direzione del Partito Socialista Italiano, con l’ordine del giorno votato nella sua riunione di ieri, ha evidenziato ancora una volta la sua malafede. Parlare di “bande armate” che “terrorizzano gran parte d’Italia” è una solenne menzogna.
Le “bande armate” non esistono che nella fantasia sovraeccitata dei socialisti, a meno che questi signori non ritengano “bande armate” le potenti organizzazioni fasciste, che sono, in realtà, associazioni di carattere squisitamente politico e per le quali la violenza non è un sistema o un mestiere. Altra menzogna è contenuta nel secondo a capo di quest’ordine del giorno, quando si accusano i partiti cosiddetti borghesi di condurre la campagna elettorale con “mezzi terroristici”.
Ora basta scorrere le cronache di questi giorni per convincersi che la violenza va diventando sempre più sporadica. (…)

Dello stesso parere non doveva essere il Consiglio Direttivo della Società di Pubblica Assistenza e Salvamento “La Croce Verde” di Viareggio se decise, con molta lungimiranza, di sottoporre all’Assemblea del 27 Giugno 1920 l’emendamento, che peraltro fu approvato, all’art. 1 dello Statuto sociale che venne ad aggiungere al testo precedente La Società di P. A. La Croce Verde è apolitica e laica, le seguenti parole: e pertanto non parteciperà che alle sole manifestazioni di carattere umanitario.

Sarà proprio questo emendamento a consentire ai membri del Consiglio Direttivo di replicare alle critiche e accuse mosse loro a seguito del mancato intervento alla commemorazione del 4 novembre 1921:

Ai Soci ed ai Concittadini

Il mancato intervento ufficiale della “Pubblica Assistenza” alla cerimonia del 4 corrente, ha dato luogo a vivaci e non benevoli commenti, suscitati, ad arte, dagli avversari della nostra Istituzione.
Perché tanto scalpore?
Noi rimaniamo tranquilli, essendo convinti di aver agito senza preconcetti settari, consci delle nostre responsabilità, seguendo quella unica linea di condotta tracciataci dallo Statuto, espressione della libera volontà dei soci.
L’art. 1 dello Statuto Sociale, dice: “La Società di P. A. La Croce Verde è apolitica e laica, e pertanto non parteciperà che alle sole manifestazioni di carattere umanitario”.
Con questo articolo, e specialmente con le parole (..) aggiunte al vecchio testo (..) si è voluto, con rude chiarezza, indicare le sole manifestazioni pubbliche alle quali è concesso d’intervenire, e ciò per evitare frequenti ed oziose discussioni e, conseguentemente, ogni motivo di discordia fra i numerosi nostri soci che appartengono, come è noto, ad ogni classe sociale ed ai più svariati partiti politici. (…)
Dato, dunque, lo spirito col quale si modificò l’art. 1, nell’Assemblea del 27 giugno 1920, il Consiglio Direttivo era ed è nell’impossibilità di consumare atti arbitrari; in spreto alla inequivocabile volontà della assemblea sociale.
Ma – ci si obbietta – l’apoteosi del Milite Ignoto è avvenimento così commovente e grandioso che non consente grette e curialesche disquisizioni sulle povere parole di uno Statuto.
Saremmo d’accordo coi nostri avversari se il nostro contegno avesse voluto davvero significare ingiuria o disprezzo per chicchessia. Ma in noi v’era ben altra intenzione che quella di nuocere direttamente o indirettamente alla dimostrazione per il Soldato Ignoto.
Infischiarsi dello Statuto? Ma allora a che giova invitare i soci a dettare le norme e le direttive di una Società, affinché tutti, dimenticando le proprie opinioni politiche, vi si assoggettino, per il raggiungimento di uno scopo comune, chiaro e ben precisato?
Noi ci siamo fortemente preoccupati non del fatto eccezionale: non tanto, cioè, del presente, quanto dell’avvenire. Abbiamo voluto evitare, ad ogni costo, di costituire “un precedente” che, in prosieguo di tempo, ci avrebbe trascinati per la disastrosa china delle lotte intestine, essendo cosa troppo naturale che, dopo il primo strappo fatto allo Statuto, ogni gruppo politico si crederebbe in diritto di portare la Bandiera sociale al seguito di cortei o dimostrazioni pubbliche, più o meno eccezionali, il cui scopo, o carattere politico, non sempre è possibile individuare
.

Il Manifesto, datato 8 Novembre 1921, prosegue replicando all’accusa avversaria di insensibilità verso la commemorazione del Milite Ignoto ricordando che

la P. A. ebbe i suoi morti in guerra e che un numero cospicuo di nostri soci e più d’uno del Consiglio Direttivo, porta tutt’ora, nelle proprie carni, la tangibile testimonianza di quanto seppe fare – non solamente durante le parate coreografiche – per l’Italia, e di essersi confuso, nel martirio e nel pericolo, col popolo delle trincee, da cui l’”Ignoto” è asceso alla gloria del celebrato Colle. (…)

Di fronte poi all’accusa mossa alla Dirigenza di usare la P. A. come strumento di partigianeria politica, il Consiglio Direttivo risponde di essere convinto di avere rettamente interpretato la volontà di chi volle affidarci le sorti della P. A. e che pertanto i suoi membri continueranno sereni per la loro strada, seguendo il comandamento mazziniano “fai ciò che devi, avvenga che può”. (…)

Dalla sede sociale, addì 8 novembre 1921

Il Consiglio Direttivo

Giannessi Umberto – Presidente
Morandi Guglielmo – Vice-Presidente
Balena Leandro – Segretario
Maffei Paolo –Cassiere
Marchetti Francesco – Economo
Bertozzi Guido – Capo-servizio
Berti Raffaello – Consigliere
Breda Emilio
De Veroli Ugo
Francesconi Pasquale
Giusti Angelo
Tofanelli Fernando

Un messaggio sicuramente frutto di quel sentimento di fratellanza universale che già nell’Ottocento aveva favorito il proliferare di società di mutuo soccorso e di pubblica assistenza ma anche un segno, a nostro avviso, di estrema lucidità politica, nato dall’amara consapevolezza che l’equilibrio democratico andava sgretolandosi in un momento in cui ancora molto si sarebbe dovuto fare per la costruzione di uno stato democratico e sociale attento alla crescita civile, morale e materiale della popolazione.

Federica Ghiselli