Alla vigilia del sessantassettesimo anniversario della Festa della Liberazione, in un momento tanto difficile per il nostro Paese, come presidente provinciale dell’Associazione nazionale Partigiani d’Italia, sento il desiderio ed il dovere di richiamare Istituzioni, cittadine e cittadini a farsi comunità responsabile intorno a questo giorno fondante per l’Italia democratica tutta.

Se il trascorrere degli anni ha rarefatto la presenza dei testimoni di quei giorni memorabili che hanno visto il nostro riscatto morale, i protagonisti della lotta di Liberazione sono infatti sempre più pochi, il fluire del tempo non ha intaccato gli alti ideali nel cui nome le donne e gli uomini della Resistenza operarono. Quella luce scalda ancora i nostri cuori e ci restituisce i luminosi volti dei compagni e delle compagne che non poterono partecipare alla gioia di quel primo e tanto anelato giorno di libertà. E’ attorno alle storie di vita, talvolta semplici e tragicamente brevi, di partigiani combattenti, di donne e uomini della Resistenza civile, di sacerdoti e religiose che si schierarono dalla parte degli oppressi e degli indifesi che il Paese può e deve ritrovarsi unito e pronto ad andare avanti in questi nuovi e diversi tempi di resistenza, guardando a quegli ideali che sono diventati i pilastri della nostra Costituzione; l’indignazione da sola non basta, occorre un impegno civile responsabile.

Questo è il 25 aprile. Questo io credo sia il significato profondo ed intangibile della Resistenza: il senso di giustizia, la solidarietà, il desiderio di pace. Rivendicando giustizia, pace e libertà abbiamo sconfitto il nazifascismo e rivendicato il diritto ad un’umanità che affraterna nelle differenze. Oggi mantenendoci fedeli a quelle scelte potremo andare avanti opponendoci a questa grave crisi economica e di valori che spaventa e disorienta. Credere e vivere la democrazia sarà la nostra forza, la difesa solidale dei diritti di tutti e di tutte la nostra missione. Questo vuol dire onorare la memoria di coloro che hanno sacrificato la vita per darci un futuro di Libertà e delle innocenti vittime delle stragi nazifasciste.

Il rischio reale soprattutto per i più giovani ma non solo è di smarrirsi nelle difficoltà dei tempi attuali, di perdere la speranza in un futuro, rinchiudendosi nell’egoismo personale o ancor peggio cadendo nelle spire infami dei movimenti neofascisti che purtroppo vediamo rafforzarsi.

25 aprile significa anche rivendicare con fermezza l’antifascismo della nostra Costituzione. Per questo come ANPI abbiamo avviato, lo scorso mese, una campagna di sensibilizzazione democratica verso le istituzioni e la società civile per stimolare una maggiore vigilanza e assunzione di responsabilità delle competenti autorità nei confronti di movimenti e di associazioni che fanno riferimento ad idee e programmi nazifascisti. Giornalmente accadono episodi anche estremamente tragici che dimostrano la devastante azione di diffusione di idee razziste, di disprezzo ed odio verso la diversità che questi movimenti promuovono. Oltre a richiamare l’obbligo di applicazione dei principi costituzionali e delle leggi che vietano la ricostruzione del partito fascista invitiamo le istituzioni ed anche la società civile più in generale ad evitare pericolose ambiguità e collusioni ed ad impegnarsi nel favorire la formazione democratica dei cittadini e delle cittadine.

Altrimenti le parole dedicate alle commemorazioni del 25 aprile restano vuote ed inutili. Ricordare non basta, bisogna imparare a vivere insieme una quotidianità resistente in nome dei valori più alti dell’umana fraternità. Diversamente sarebbe come dimenticare quei ragazzi che sono rimasti lassù sui monti, sarebbe come non ascoltare il messaggio dei martiri di carità come don Aldo Mei e il pianto dei bambini uccisi, indifesi agnelli.

Didala Ghilarducci

Presidente Comitato provinciale ANPI di Lucca