Ultimo, coinvolgente appuntamento, per la prima edizione dell’iniziativa “Viareggio: Storia, Arte e Cultura” organizzata dalla Croce Verde. La proposta, ad ingresso libero, è in programma venerdì 22 maggio alle 21, presso la Sala Barsanti della sede di Corso Garibaldi dove Paolo Fornaciari, con l’ausilio di splendide immagini, parlerà de ”La Perla del Tirreno: viaggio nella storia, nel costume e nel mito della Viareggio balneare“.
Viareggio fu sicuramente una delle prime città d’Italia, se non la prima in assoluto, che s’impegnò a favorire ed incoraggiare il turismo balneare. Dal materiale d’archivio si può apprendere che la pratica dei bagni di mare risale ai primi anni dell’Ottocento. Nel febbraio del 1812, infatti, il Maire di Viareggio (l’allora Sindaco) scriveva al Ministro dell’Interno dello Stato di Lucca per protestare contro una disposizione sanitaria che proibiva la frequentazione della spiaggia perché il divieto “risultava odioso per i villeggianti e per la stagione balneare”.

Un regolamento della polizia municipale del 1820 informa che durante i bagni di mare gli uomini dovevano essere separati dalle donne. Nel maggio 1827 il Gonfaloniere di Viareggio, Alfonso Cittadella, chiese al Ministero dell’Interno del Ducato di Lucca l’autorizzazione per la realizzazione di un vero e proprio stabilimento balneare affinché i bagnati “possano ivi ritrovarvi dei comodi sufficienti onde, al coperto dalli sguardi altrui, liberamnte si spoglino e si rivestano, con tutti quei riguardi che si devono alla decenza”.Il Ministro si dichiarò subito favorevole perché, come scrisse nella risposta del 5 giugno, il progetto “potrebbe essere di profitto a codesta Città e al Ducato”.

Il 28 giugno il Duca Carlo Lodovico autorizzò il Gonfaloniere di Viareggio a “far costruire lo stabilimento de’Bagni secondo il disegno esibito, a spese della Comunità”, ordinando al Cassiere del Ducato di anticipare la somma di duecento scudi, da restuire in seguito da parte della Cassa comunale di Viareggio e concesse anche il permesso di tagliare cento piante della pineta per ricavare il legname necessario alla costruzione. Era previsto che i bagni, in funzione da luglio a settembre, aprissero alle 8 di mattina e chiudessero alle 13 per riaprire poi alle “tre pomeridiane e fino ad un quarto d’ora prima dell’Ave Maria”.Per ogni bagnatura era stabilita una tassa di soldi dieci con la possibilità di abbonamenti, per un minimo di quindici bagni, con la riduzione di un terzo dell’importo previsto. Prima fu realizzato il bagno per gli uomini, il “Nereo”, e poi nel corso del mese di luglio anche quello per le donne, il “Dori”.

Erano modeste costruzioni di legno su palafitte in mare, raggiungibili dalla spiaggia per mezzo di un lungo pontile. Alla fine della stagione estiva del 1827 furono 1029 i biglietti d’ingresso staccati dai due bagni comunali, per un importo di lire 359, nel 1828 furono incassate 510 lire, 521 lre nel 1829, sempre aumentando negli anni che seguirono. Il turismo estivo fu presto uno dei poli trainanti dell’economia cittadina, determinando consistenti cambiamenti nel tessuto urbanistico del piccolo borgo: furono allargate le strade ed abbellite le piazze, aumentarono le locande e gli alberghi e sorsero nuovi ed eleganti negozi.

Dopo alcuni decenni, anche l’attrezzatura di spiaggia fu migliorata esteticamente e le prime capanne di paglia, il Nereo ed il Dori furono sostituiti dai grandi stabilimenti su palafitte in mare, il “Felice Barsella”, il “Nettuno”, I”‘Oceano”, il “Balena”, il “Quilghini” e tutti gli altri, che subito caratterizzarono Viareggio come uno dei principali centri estivi alla moda.

Paolo Fornaciari